Mi sono sempre definito un compositore di musica popolare; questo, oltre che per qualificare il mio genere di lavoro, per distinguermi da quei musicisti che, specie negli anni della mia giovinezza, guardavano con “cortigiano” disprezzo a ogni tipo di musica che non fosse quella definita dalla critica come musica contemporanea.
Alludo cioé a quella musica che, a parer mio, Musica non era ma che ne era. invece, I‘assoluta negazione. E molte “nullità” vennero a galla in quel triste periodo e anche molti molestatori di strumenti musicali; le partiture cedettero il passo ai diagrammi, le sette note divennero dodici, le melodie furono chiamate “serie”, e tutto divenne improvvisamente stonato, antimusicale...
SI, perché secondo Ia marxifilosofia di Theodor Wiesengrund Adorno il mostro da combattere ed abbattere era la mercificazione dell’arte ad opera delle grandi industrie e il modo migliore per farlo era I'isolamento dell’arte stessa! Ma, confesso, ebbi anch'io il mio periodo... seriale! Fu brevissimo, pero, lo giuro: giusto il tempo di scansire quello sterile mondo e catturare talune sonorità che avrebbero poi arricchito la mia tavolozza di compositore di musiche per molti futuri... film dell‘orrore.
Le musiche composte in quel brevissimo ma prolifico periodo furono almeno una dozzina: si trattava per lo più di brani cameristici di stile serial-neoclassico per quintetti a fiato, quartetto d'archi, violino e pianoforte, canto e pianoforte, pianoforte e orchestra d'archi e, anche, una Messa di difficilissima intonazione... Tutte queste composizioni che io definisco “giovanili” sono comunque andate distrutte e non mi si chieda il come e il perché.
Ricordo però, e con molta tenerezza, un mio brano orchestrale di tipo “seriale” dal titolo Eclisse che Carlo Franci eseguì con l‘orchestra di Radio Eireann: si trattava di due “serie” dodecafoniche le quali, partendo da opposti coordinate spaziali. andavano gradatamente sovrapponendosi dando luogo a una serie di intriganti quanto casuali "bicordi", questo fino ad annullarsi reciprocamente in un grande "unisono".
Fu l’eccitante sperimentazione di un certo tipo di musica che sembra venisse, allora, molto apprezzata dato che Eclisse fu anche registrata su disco a 45 giri: io non posseggo più quel disco ma confesso che pagherei una grossa cifra pur di trovarlo e riascoltarlo!
Ero giovane, poco più che ventenne, libero dentro e fuori, povero in lire ma ricco di non sapere quel che avrei fatto all’indomani!
Ogni alba, pensate - in barba al signor Theodor Wiesengrund Adorno - sarebbe potuta essere quella giusta, solo che avessi potuto sopportare I’umiliante idea di non far parte, ahimé, della aristocratica cellula dei musicisti contemporanei. Ecco, questa è la storia della mia fulminante carriera di compositore di musica contemporanea; una storia troppo breve ed effimera per lasciare una seppur lieve traccia.
In verità da allora e negli anni che seguirono, quando ne ebbi opportunità cercai, lo confesso, il mio nome nelle enciclopedie della musica e dei musicisti ma inutilmente. Anche oggi. alla mia rispettabile età, il mio nome continua a non comparirvi. Ma forse io non esisto...
Marcello Giombini